NEL VILLAGGIO DEGLI ELEFANTI
foto e testo di Laura Salvinelli
Il tempio di Sri Krishna a Guruvayur, il più famoso del Kerala, è meta popolare e affollata di pellegrinaggi. I devoti vi arrivano raggruppati per numerose famiglie tutti i giorni. Gli uomini si spogliano dei loro abiti, ed entrano nel tempio con addosso solo dhoti bianchi, tessuti senza cuciture che arrotolano sui fianchi. Le donne indossano i loro sari migliori, e intrecciano nei capelli ghirlande di gelsomini profumati. Anche i bambini sono vestiti a festa. Le cerimonie - puja – cominciano musicali e chiassose alle tre del mattino e continuano fino a notte inoltrata.
Si racconta di un facoltoso fedele (nouveau riche) che qualche anno fa donò al tempio l'equivalente del suo peso, 74 chili, in oro. Ma le donazioni per me più interessanti sono i 64 elefanti alloggiati nei 23 acri di terra di un antico palazzo degli Zamorin, il Desaswom Punnathur Kotta: il più grande villaggio di elefanti di tutta l'India.
Tre mahout per ogni pachiderma – addestratore, montatore e pulitore – sono loro a mostrare fieri gli animali di cui si prendono cura, e a fornire le uniche informazioni, visto che non esiste ancora nessuna pubblicazione sul villaggio, e che lo stesso veterinario consiglia di rivolgersi a loro. I loro racconti sono contraddittori, e a volte evidentemente esagerati, ma quello che è sicuro è che il loro è un mestiere molto pericoloso – tanti mahout sono morti per incidenti con elefanti impazziti.
"L'unico problema con gli elefanti - dice un mahout - è che sono pazzi." Questo è dovuto allo sviluppo violento dell'ormone del maschio in calore, il musth. Il periodo del calore purtroppo coincide con la stagione dei festival nei templi, quando gli elefanti – dipinti, agghindati e carichi di ornamenti e di persone – sono costretti a stare in mezzo alla folla sotto il sole cocente dell'estate indiana per ore o giorni interi. Nell'ultima stagione non è passato un giorno senza la notizia di un elefante impazzito che ha seminato il panico fra la gente o azzannato il suo mahout. Nonostante ciò, le processioni non si mettono ancora in dubbio, neanche nel Kerala comunista, progressista e moderno.
L'elefante più bello del villaggio è il simbolo vivente del dio Krishna. Ha 68 anni, pesa 5 tonnellate e mezza, si chiama Padmanabhan. E' ancora in calore, si vede dalla secrezione che esce dai due orifizi fra gli occhi e le orecchie.
Sathyapalan C., mahout da 30 anni, si occupa di Lakshman (è il nome del fratello del dio-eroe Rama) da 16 anni.
"Lo conosco meglio di mia moglie. E' come con gli esseri umani, dobbiamo fare un lavoro duro per conquistarci la stima degli elefanti, che sentono la nostra forza. In effetti, hanno molte cose in comune con noi, come la lunghezza e molte delle tappe della vita, e il fatto che sono tutti diversi tra di loro, fisicamente e psicologicamente. Ma sono anche meglio degli esseri umani: sono intelligenti – lo dice con enfasi e rispetto e sceglie la parola clever– anche se la loro mente è infantile.
Quando le femmine sono in calore, la loro urina ha un odore particolare. I maschi lo sentono, e le seguono. L'olfatto degli elefanti è molto sviluppato. E' con questo senso che Lakshman sa sempre dove sono, anche quando non mi vede. Le femmine in calore richiamano i maschi anche sbattendo le orecchie e producendo un rumore d'amore. Di giorno non si può sentire, perché c'è troppo rumore, ma la notte noi mahout lo riconosciamo bene. Il calore dei maschi inizia a 18-20 anni, e dura circa 3 mesi, ma dipende dal vigore dell'animale. Al mio Lakshman, che ha 47 anni come me, ed è molto robusto, dura 4 mesi e mezzo. Durante il periodo, gli occhi gli diventano più brillanti, perde continuamente urina, cambia odore – un odore penetrante che mi si appiccica addosso e che non riesco mai a togliermi – la ghiandola del musth si ingrossa e gli dà molto fastidio: è come un mal di testa da impazzire. E' il momento in cui può perdere il controllo, ma lui non mi ha mai fatto danni. Anche la crescita dei denti è dolorosa. In bocca hanno 4 lunghi denti che crescono fino a raggiungere 6 strati.
I maschi lottano fra di loro per conquistare la femmina. L'accoppiamento è lento e ripetuto: le elefantesse non rimangono subito incinte. Ma questi pachidermi, 58 maschi e 6 femmine, non sono destinati a riprodursi, perché vivono in cattività. Ne’ possiamo farli accoppiare con quelli selvaggi, che non si uniscono mai con gli esemplari addestrati. Questa è la loro rinuncia, però in compenso qui vengono curati e amati, e a loro piace molto.
No, adesso Lakshman non è nervoso. Dondola la testa perché è impaziente: gli stiamo per dare il cibo speciale di questo periodo (un secchio di un pappone fatto di riso bollito, banane con tutta la buccia e medicine ayurvediche). Lo hai sentito quel verso che ha fatto quell'elefante al suo mahout? E' un verso di rispetto, vuol dire: "grazie di questa pappa buona".
Succedono tanti incidenti con gli elefanti. Sono forti e anche molto intelligenti, sanno sempre cosa facciamo perché anche loro ci conoscono. Molte volte sono scappati dal Punnathur Kotta. Cosa facciamo quando impazziscono? Fermarli è impossibile. Corrono veloce, in un'ora possono fare 20-25 chilometri. Se attraversano le strade, distruggono le automobili. Se c'è un fiume non si fermano, sanno nuotare. Noi cerchiamo solo di far cambiare loro direzione, cerchiamo il più possibile di evitare che finiscano in mezzo alla gente, e aspettiamo che si stanchino. Quando sono stanchi, li circondiamo, con molta cautela li leghiamo, e li riportiamo qui, se dio vuole.
A 55 anni vado in pensione. Gli stipendi nel villaggio dipendono dal tipo di lavoro che si fa. Il massimo e' di 12.000 rupie (circa 225 euro) al mese, il minimo è la paga giornaliera di 150 rupie della manovalanza che non è fissa. Io guadagno 8.000 rupie al mese, che non è tanto con tutti i rischi che ci sono, ma almeno è un lavoro con diritto alla pensione, e, se tutto va bene, a 55 anni potrò ancora cercarmene un altro."