Milena Vukotic

IL FASCINO DISCRETO DI UN’ATTRICE

Incontro con Milena Vukotic, premiata col David di Donatello 2024 alla Carriera e interprete del film Diamanti di Ferzan Özpetek

foto e testo di Laura Salvinelli

 

   

   “Sono sicura che Diamanti sarà bellissimo perché leggendo la sceneggiatura ho sentito che prima di ogni altra cosa emana tenerezza”. Abbiamo incontrato Milena Vukotic, interprete del nuovo film di Ferzan Özpetek insieme a Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Sara Bosi, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Mara Venier e Giselda Volodi. Ma prima di farci raccontare questa sua ultima avventura cinematografica, ripercorriamo insieme le tappe fondamentali della sua lunghissima carriera, finalmente premiata col David di Donatello 2024. 

   Durante la cerimonia di premiazione del David hanno chiesto a Milena Vukotic se le dà fastidio essere riconosciuta sempre come Pina, la moglie di Fantozzi, e lei ha risposto: “Assolutamente no, perché essere amati non dà mai fastidio”. Da dove inizia la storia di questa straordinaria donna di spettacolo di cui Pina è solo uno dei numerosissimi ruoli che ha interpretato? “Sono nata a Roma da papà montenegrino e mamma italiana. La mia infanzia è stata all'insegna dei viaggi, del cambiamento di scuole, di amichette, di case, e del culto dell’arte. Mio papà è stato un diplomatico, ha scritto per il teatro e fatto parte di un gruppo di futuristi. Mia mamma era pianista, a sua volta figlia di una pianista. All’inizio volevo diventare come la mia mamma, e ho preso lezioni di pianoforte da lei. La musica mi ha portata alla danza – ero magrissima e mia sorella mi ha convinta a studiare danza. Ci siamo spostati da Londra, in Turchia, a Vienna, all’Aia, fino a quando ho deciso che non potevo più continuare a cambiare tutto e mi sono fermata a Parigi, dove ho studiato al Conservatorio di danza dal quale sono uscita con un primo premio che mi ha fatto entrare nel Balletto dell’Opéra di Parigi. Dopo un anno, siccome avevo bisogno di guadagnarmi da vivere, perché nel frattempo c'erano stati dei cambiamenti in famiglia, sono entrata in una grande compagnia internazionale di danza, il Grand Ballet du Marquis de Cuevas, la prima compagnia che ha ospitato Rudolf Nureyev quando nel 1961 è fuggito dall’aeroporto di Parigi”. Un inizio di carriera che non avrebbe fatto desiderare altro alla maggior parte degli artisti ma, dopo tre anni di tournée in giro per il mondo, una grande svolta: “Avevo sempre desiderato esplorare se possibile il cinema, infatti avevo studiato anche recitazione. Vedo La strada di Federico Fellini e capisco che era arrivata la chiamata giusta al momento giusto: mi trasferisco a Roma e ricomincio di nuovo tutto da capo”. 

   Vince una borsa di studio, fa un corso alla televisione e da lì inizia a lavorare come attrice. Nel cinema dopo il debutto riesce a incontrare Fellini e conquista una particina nell’episodio Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio ’70 – col Maestro reciterà anche in Giulietta degli spiriti e nell’episodio Toby Dammit in Tre passi nel delirio. Sarà diretta da Luis Buñuel, Mario Monicelli, Ettore Scola, Nanni Loy, Lina Wertmüller, Dino Risi, Steno, Carlo Lizzani, Franco Zeffirelli, Mauro Bolognini, Bernardo Bertolucci, Andrej Tarkorvskij, Nagisa Ōshima, oltre a Ferzan Özpetek e non solo. In teatro entra nella compagnia di Rina Morelli e Paolo Stoppa dove c’era il meglio del teatro italiano, poi recita per Franco Zeffirelli e Giorgio Strehler e tanti altri. Insomma: “Ho lavorato con i più grandi”.

   Milena lavora sempre, instancabilmente: “Non è lavoro ma la mia vita. Invece in vacanza, anche se probabilmente sbaglio, un giorno sto bene, ma non di più”. Sembra senza età, e non a caso tiene particolarmente al ruolo di Alice interpretato a 37 anni nello sceneggiato televisivo Nel mondo di Alice di Guido Stagnaro: “In questa strana cosa surreale Ave Ninchi interpreta la Regina di cuori e Franca Valeri la Duchessa brutta, la scenografia e i costumi sono di quel genio di Lele Luzzati, e la regia dell’inventore del meraviglioso Topo Gigio”. Della bambina ha mantenuto il candore e lo stupore di fronte al miracolo della vita, della danzatrice la grazia e la levità sempre unite alla forza e alla determinazione.

   Gli incontri fondamentali, i “grandi regali” della sua vita sono stati innanzitutto Fellini, che “è stato alla base del mio cambiamento di vita e mi ha sempre ispirata e guidata con i suoi consigli”. Poi Buñuel che l’ha diretta come protagonista nei suoi ultimi tre capolavori, Il fascino discreto della borghesia, Il fantasma della libertà e Quell’oscuro oggetto del desiderio. L’incontro col maestro del cinema surrealista non poteva non avvenire anche nella dimensione onirica: “Durante le riprese del primo film, avevo comprato un libro su di lui ma non avevo osato chiedergli di firmarmelo. Era giocherellone e molto umano, ma lavorava sempre e aveva un problema alla schiena. Sogno che me lo firma e che scrive: “Siamo tutti uomini liberi”. Il giorno dopo, durante una pausa, mi faccio coraggio e glielo racconto. Don Luis mi guarda e dice: “Dovevo essere completamente ubriaco”, prende il libro e scrive: “Siamo tutti uomini cosiddetti liberi”. Importanti anche gli incontri con Tarkovskij e Ōshima. Mi mostra un orologino che le ha regalato il regista giapponese per ringraziarla di aver recitato in Max mon amour, che porta sempre al collo. Con Rudolf Nureyev, conosciuto quando venne a danzare al Teatro dell’Opera di Roma con Carla Fracci, perché nel periodo in cui fu ospitato dal Grand Ballet du Marquis de Cuevas lei era già andata via. E, last but not least, con l’amato marito Alfredo Baldi, noto storico del cinema. Milena e Alfredo hanno trovato la loro formula magica, e vivono in due appartamenti accanto uniti da un unico balcone: “Ci siamo sposati da grandi, e da grandi si ha bisogno dei propri spazi, tempi e abitudini”.

   “Ferzan è magnifico, sento proprio un attaccamento di grande affetto per lui. Il nostro incontro è avvenuto in India durante le riprese di Anche i commercialisti hanno un’anima di Maurizio Ponzi, in cui lui era aiuto regista e io avevo sostituito all’ultimo momento Laura Betti. Dopo tanti anni mi ha chiamata per recitare in Saturno contro, poi in Un giorno perfetto, nella serie Le fate ignoranti e ora in Diamanti. Quest’ultimo film racconta il mondo segreto di una grande sartoria cinematografica, delle sarte e delle persone del cinema che la frequentano. Segreto perché chi va a vedere i film non conosce il mondo del lavoro che c’è dietro, in questo caso l’affascinante lavoro artigianale dei costumisti. Poi all’interno di questo mondo ci sono le storie umane di ognuno. È un film corale, la mia parte è quella della zia delle proprietarie della sartoria, che lei ama molto e da cui è molto amata”. La storia del film è ispirata da esperienze fatte quando, all’inizio della sua carriera, Özpetek da aiuto regista visitava varie sartorie e incontrava i costumisti. Secondo Bernardo Bertolucci nel cinema tutto ciò che potrebbe sembrare esteriore, il look, cioè l’aspetto, è importantissimo, perché rivela la storia del film a volte anche più di idee di sceneggiatura. “I costumi sono essenziali” dice Milena “perché mi aiutano a ricrearmi, a staccarmi dalla mia personalità, andare oltre me stessa e a creare un altro personaggio. I costumi mi aiutano a recitare meglio”. Dunque questo film è cinema sul cinema e racconta uno dei suoi reparti. Infine, Milena ci parla della sua esperienza sul set: “È stato molto bello lavorare con tutte queste meravigliose donne di tutte le età, una più bella dell'altra e tutte molto brave. Ferzan ama gli attori e si sente. Ogni tanto cambia le battute e questo mette un po’ d’ansia addosso, però alla fine è positivo. Non tutti amano gli attori, lui invece dà loro molta importanza. Ama le attrici, le cura, le coccola, ci gioca. Lavorare con lui è un'esperienza molto, molto bella, positiva”.     

   Ambientato nel presente e negli anni ‘70, sceneggiato da Carlotta Corradi, Elisa Casseri e dallo stesso Ferzan Özpetek, il film racconta fatti di vita e vicende amorose di un gruppo di donne che ruota attorno a una grande sartoria di cinema diretta da due sorelle tanto diverse quanto legate. Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare, finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli ruoli marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile. I costumi del film sono di Stefano Ciammitti. Diamanti uscirà nelle sale dal 19 dicembre.